Sulla scorta di progetti già realizzati in altre città, tra i quali spicca quello realizzato da Italia Nostra dal 1988 a Milano, è possibile prevedere un piano di “regolarizzazione” degli orti abusivi, piuttosto diffusi nell’area in oggetto così come in quasi tutte le aree verdi pubbliche e demaniali della periferia di Roma. In realtà, già da tempo, in tutte le principali metropoli europee sono presenti aree di verde pubblico dedicate agli orti del tempo libero. Anche in Italia erano state compiute, prima delle esperienze di Milano, varie esperienze di questo genere, per esempio a Parma e a Modena ed in alcuni comuni dell’hinterland
milanese. Si tratta in sostanza di prevedere un’assegnazione, tramite concorso o bando pubblico, di singole parcelle già interessate dal fenomeno di occupazione o connesse ad esso, a fronte della quale il futuro ortista beneficiario accetta un previsto regolamento e si impegna a effettuare determinati interventi di recupero e di manutenzione secondo un disciplinare di buona pratica agricola. In previsione della sistemazione da parte della Provincia di Roma degli scarichi abusivi lungo il fosso delle campanelle sarà prioritario una zioe di censimento degli ortisti e l’individuazione di aree più consone alla nascita di ORTI URBANI autorizzati. L’orto abusivo presenta alcuni svantaggi rispetto all’orto inserito in un contesto gestito e controllato dal comune. Innanzitutto l’orto abusivo degrada la città dal punto di vista estetico, dal
momento che esso è costruito con materiali di recupero (come lamiere, pezzi di plastica, tavolacci, carcasse d’auto, ecc.) e chi lo utilizza solitamente non è stimolato a preoccuparsi della sua immagine esteriore. L’orto strutturato all’interno del parco, invece, è inserito armonicamente nel contesto paesaggistico. Per esempio, i ricoveri per gli attrezzi e le altre strutture annesse vengono progettati in sintonia con gli edifici e le strutture già presenti nell’ambiente, utilizzando il legno, materiale ecologico, riciclabile, non inquinante e di basso impatto ambientale Non va inoltre sottovalutato l’aspetto igienico: in un complesso di orti spontanei l’uso di acque e di fertilizzanti rimane incontrollato. In particolare lo smaltimento dei rifiuti organici avviene quasi sempre per mezzo di bruciatura o abbandono all’esterno delle recinzioni e solo raramente vengono riutilizzati come compost. Viceversa, negli orti organizzati secondo un disciplinare, il regolamento impone norme e regole di corretto smaltimento ma spesso anche particolari attenzioni nei confronti dell’ambiente. Un’altra caratteristica dell’orto organizzato è che esso ha una funzione sociale e costituisce un luogo di incontro e di fruizione delle aree verdi. In tal senso, sempre attingendo dall’espe-rienza milanese di Italia Nostra, risulta di grande aiuto la presenza di aree comuni costituite da grandi capanni di cui una parte, divisa in sezioni utilizzate da singoli ortisti, è destinata al deposito degli attrezzi, e un’altra è gestita dall’intera comunità che decide come meglio utilizzarla. In questo modo, oltre a favorire l’incontro di chi utilizza gli orti, ognuno si può sentire parte di una comunità che lavora per migliorare il parco. Questa “presa di possesso” dell’uso di una parte del parco da parte degli ortisti è sicuramente un aspetto positivo anche per tutte le persone che frequentano il parco. La presenza stabile di persone in determinate aree rappresenta inoltre un importante forma di presidio sia per la sicurezza che per la pulizia del parco.